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DIARIO DEI VISITATORI

[ 2269 messaggi sul diario - pag 123 di 227 ]
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Angelica,Franci,Iolà,Vale
di Guardia P.se ha scritto:
Per Juspot...BUON COMPLEANNOOOOO!!!!!tvb...un bacio
[ #
05/10/2005 20:38:43 ]
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juspot
ha scritto:
un interessante scritto dal sito di paratge:
Siem encara ici!
(Una riflessione sul lupo)
La competizione tra l'uomo e il lupo in val Maira ha una lunga storia.
Il Capitolo 231 degli Statuti della Val Maira, nella versione del 1396, stabilisce una ricompensa di venti soldi per ogni lupo abbattuto, mentre sul retro del frontespizio della versione del 1610, l'ultima che si conosca, viene riportato l'epigramma:
"…nec lupus in villis, nec malus ullus erat…".
Nonostante questa dichiarazione, però, il lupo in val Maira nel '600 c'era ancora (allora ululava ancora di notte sulle colline di Torino), la tradizione orale riporta la sua presenza ancora alla
fine del 1800 e ad Albaretto Macra all'inizio del secolo scorso
di notte si girava ancora con le forche per paura del lupo.
La competizione con gli animali selvatici aveva una sua logica e il lupo non era il solo animale che veniva considerato incompatibile col modo con cui l'uomo coltivava e viveva in valle, anche se è il solo di cui si fa menzione negli statuti e per cui si preveda un premio all'abbattimento.
Orsi, stambecchi (boquets), avvoltoi degli agnelli (vòutors), camosci (issarts), marmotte (morets), cinghiali (puercs senglar) venivano sistematicamente cacciati e molti i toponimi ricordano la loro presenza: orsiera, quiot d'issart, comba del vòutor.
Alla metà del secolo scorso, subito dopo la seconda guerra mondiale, quella che era stata una competizione durata per secoli si poteva dire vinta e i selvatici che erano considerati incompatibili col tipo di coltivazione e allevamento praticati nelle valli erano stati spinti verso le vette o si erano estinti.
La caccia e il controllo della selvaggina per secoli sono state funzionali non solo alla alimentazione umana, ma anche al controllo del territorio e alla gestione della proprietà fondiaria.
Gli Statuti prestavano particolare attenzione alla proprietà privata e le norme per il rispetto dei recinti erano chiare, in essi si parla di "clausuras" e di come dovevano essere gestite ed erano previste multe salate per coloro che attraversavano i coltivi fuori dai sentieri.
Nessuno poteva entrare nelle proprietà altrui "ultra boinas", ma il proprietario doveva garantire la percorribilità dei sentieri che la attraversavano; non si poteva condurre il bestiame nei prati sfalciati e nei fondi altrui da San Giorgio a San Michele, né entrare "in aliene stoblis dum gerbe sunt intus", nelle stoppie in cui ci fossero ancora i covoni, ma si imponeva anche di asportarli entro dieci giorni dalla mietitura, pena il decadimento del divieto.
C'era una grande tutela per la proprietà individuale, ma altrettanta attenzione era dedicata alla proprietà collettiva e all'uso del territorio da parte della comunità.
L'insieme delle norme per il governo del territorio è riconducibile all'istituzione medioevale dell' "open field", termine inglese che individua una organizzazione fondiaria in cui i campi di proprietà sono dispersi in un territorio che generalmente corrispondeva a quello parrocchiale e che, dopo il raccolto, diventavano pascoli comuni, gli "open fields" appunto.
La comunità disponeva poi delle "common lands", territori di proprietà comune appunto, in cui ogni famiglia aveva il diritto di condurre al pascolo animali in misura proporzionale all'estensione del terreno in proprietà e di raccogliere legna o altro, tutto questo senza alcuna recinzione.
Quelle che in Inghilterra erano chiamate "common lands" da noi sono chiamate "bandies", che gli statuti citano come "paschuis comunibus", pascoli comuni.
Il concetto di proprietà valeva sia per il singolo che per la comunità e gli statuti dedicano la stessa cura per difendere le due forme.
In particolare per le recinzioni valeva un concetto di base assolutamente contrario a quanto si è costretti a attuare ora.
Un tempo non era il proprietario a dover recintare il proprio fondo, recintati erano solo gli orti e i "cortils", ma erano coloro che transitavano col bestiame a dover evitare che questi entrasse nella proprietà altrui e si doveva chiedere il permesso al proprietario per passare, mentre ora, se si vuole coltivare qualsiasi cosa, occorre predisporre recinti elettrificati alti due metri a prova di cervo, recinti che ricordano più i campi di concentramento che i coltivi.
Gli animali da soma un tempo dovevano essere condotti "musellati"e i "canes mordaces" dovevano essere tenuti alla catena, mentre i selvatici venivano sistematicamente cacciati.
Con questo modo di condurre i fondi e di allevare il bestiame non si poteva che confinare sui monti o eliminare gli animali invasivi, così stambecchi, orsi e lupi si sono estinti, il cinghiale era già allora presenza residuale e di passaggio, mentre la selvaggina più piccola è stata contenuta nei boschi, che peraltro non avevano l'estensione attuale, i fondovalle, il versante sud della valle e i coltivi erano quasi privi di alberi.
Il territorio era controllato e gestito dalle comunità locali e quando queste si sono sciolte tutto è tornato in discussione, il bosco ora sta riprendendo pian piano il sopravvento e i selvatici stanno riappropriandosi degli spazi da cui erano stati cacciati, ma di quali selvatici parliamo?
In buona parte non sono più gli animali di un tempo e l'aumento del numero e della varietà delle specie presenti non è solo una questione di selezione naturale.
Per primo è arrivato negli anni settanta un cinghiale, anzi, un porcastro lontano parente con l'animale che c'era un tempo (peraltro la presenza del cinghiale nelle valli in epoca storica era assolutamente eccezionale), poi c'è stato l'esperimento non riuscito della introduzione del daino, poi il capriolo e in fine il cervo, animali di cui non ho rinvenuto traccia nella storia della valle.
In modo naturale invece stanno scendendo a valle le marmotte, le cui tane si rinvengono a quote sempre più basse, la loro presenza è ormai comune nella fascia dei campi alti, in parte abbandonati e in parte ancora sfalciati, mentre le selve si sono ripopolate di camosci (che stanno tornando a frequentare quote ben al di sotto dei 1000 metri e ben lontano dalle vette su cui erano stati respinti) e nei cieli è tornato a volare l'avvoltoio degli agnelli.
Se in altre regioni questo avviene sotto la regia attenta delle popolazioni e delle istituzioni locali, da noi invece esse sono completamente estranee a questo tassello del "grande circo del divertimento" che si sta mettendo a disposizione di persone e di interessi che col territorio hanno poco a che vedere.
In tutte queste azioni non vedo traccia di una strategia generale di intervento che preveda come punto centrale l'uomo che vive la montagna, alla base di tutto ci sono interessi di cacciatori e di "ambientalisti della domenica" e la conseguenza sono reintroduzioni sporadiche, sconsiderate e completamente slegate tra loro, alla cui base non c'è alcuna programmazione strategica.
Prevalgono chiaramente interessi esterni e in tutto questo la parte del leone sempre più sarà recitata dalla "cattiva coscienza" della pianura, dove è stato completamente distrutto l'ambiente naturale e ora risulta urgente per tutti trovarsi un alibi per mettere a tacere la coscienza collettiva.
In pianura si potrà completare la grande opera di distruzione dell'ambiente naturale solo se si troverà il modo di controbilanciare in qualche modo questa devastazione con "buone azioni" che non possono che essere fatte nelle valli alpine.
Il rischio è che, attorno a una pianura completamente antropizzata e in cui il verde e la natura sono tracce residuali, si voglia creare una zona franca dove poter vedere animali in libertà, ma dove mancherà l'uomo.
No, per me non dovrebbero essere i cacciatori da soli a poter dire la loro sulla reintroduzione della selvaggina, utilizzando per questo istituzioni come la Provincia, i Comprensori di caccia o altro, non dovrebbero essere gli ambientalisti da soli a decidere dove attuare azioni di tutela di specie a rischio: queste azioni devono essere decise di concerto con le istituzioni e gli interessi locali.
Negli ultimi anni si è assistito ad un accoppiamento innaturale, ma fecondo, tra gli interessi che pensavo incompatibili: quelli dei cacciatori, nella veste di tutori della natura e quelli degli "ambientalisti della domenica", che sovente indossano le vesti di sacerdoti della cattiva coscienza della pianura.
Non è la prima volta che appetiti esterni al territori, dopo aver ingoiato quanto loro interessa, ci lasciano tracce orribili quanto inutili e dannose dei loro pasti, penso alle speculazioni immobiliari, a qualche inutile e obsoleto impianto di risalita, penso a quanto sta avvenendo nelle "valli olimpiche" e in Valle Susa con il TAV, per fare alcuni esempi.
Ora stiamo nuovamente assistendo alla nascita un ibrido mostruoso, perché l'introduzione di nuove specie animali senza programmazione, senza pensare a una loro gestione e specialmente senza tenere in conto dell'impatto che avranno sulla vita e sull'economia nelle valli, non potrà che generare una situazione a cui qualcuno tra breve dovrà porre rimedio, sempre che si riesca.
La gestione del territorio e di tutte le risorse che sono legate ad esso, è questione che riguarda in primo luogo la società civile che quel territorio vive, solo così è possibile definire un programma di interventi che si basi sulla ricerca di un giusto equilibrio tra interessi che ad esso fanno riferimento.
Sta però alle istituzioni locali, cominciando dai Comuni Montani, affermare con decisione questo concetto, ricercando un giusto livello di concertazione e recuperando la "potenza" necessaria per agire in modo efficace e proprio sul concetto di "potenza" necessaria all'agire occorrerà fare una riflessione più attenta.
In tutto questo processo disordinato, però, c'è un animale che si sta affacciando sulla scena di propria iniziativa, al di fuori di interventi di ripopolamento o di salvaguardia,
è un animale che da sempre era visto come l'antagonista per eccellenza dalle popolazioni locali, la "bestia" che ha popolato favole, racconti e miti per secoli e che
da sempre ha accompagnato il cammino dell'uomo: il lupo.
Il lupo sta tornando per affermare, a dispetto di tutto e di tutti, la propria esistenza e riproporre una convivenza antica con l'uomo.
Ricordiamoci che quando sulle montagne si è smesso di lottare contro il lupo è cominciato l'esodo e la fine delle comunità locali, due eventi che chiaramente non sono legati tra loro, ma che sono avvenuti con una contemporaneità a cui do una grande valenza simbolica.
Mi piace pensare che il lupo si ripresenti a quell'uomo col quale condivideva un territorio e che da sempre lo ha braccato, per proporgli un patto di non belligeranza.
Una nuova alleanza si impone tra il lupo e coloro che vivono la montagna, un patto contro un nemico comune ben più subdolo, questo nemico è rappresentato da interessi esterni al territorio e che periodicamente generano orrendi mostri.
L'ultimo che sta nascendo è la presenza di una fauna aliena nelle valli, un mostro che, se non si combatte ora che non si è ancora sviluppato completamene, stravolgerà definitivamente gli equilibri sempre più delicati di un territorio che è un patrimonio collettivo.
Non dovrebbe essere il ritorno del lupo contro cui si lottato per secoli a fare paura alla gente delle valli, altri lupi ben più pericolosi girano da noi ed è nei loro confronti che occorre gridare "anem parar lo lop", andiamo a scacciare il lupo!!
Una motto si sta affermando nelle valli: "sem encara ici", siamo ancora qui e questo motto, al plurale, per me vale per l'uomo che le valli vive, ma vale anche per il "vecchio lupo" che sta tornando.
Nonostante tutto e tutti, quassù rimane traccia di presenze che dovrebbero fare riflettere la struttura di potere e l'insieme dei "nuovi lupi" che pensano di poter disporre delle nostre valli a loro piacimento.
Mariano Allocco
Portavoce Paratge-Laboratòri Polìtic Occitan
[ #
28/09/2005 21:45:16 ]
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Charé Moulà
ha scritto:
COMUNICATO:
il gruppo dei C.M. si dissocia completamente da quanto riportato telefonicamente da certa Monica o Daniela, sedicente segretaria del Presidente della Provincia di Torino, a rappresentanti a qualsiasi livello del Comune di Guardia Piemontese.
Noi non conosciamo in nessun modo tale persona che pur si dice nostra amica E CI DISSOCIAMO DAI CONTENUTI DELLE SUDDETTE TELEFONATE.
Il gruppo dei Charé Moulà
[ #
28/09/2005 10:50:28 ]
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Luca
di val Po ha scritto:

RESCOUNTRE DE LI SOUNAIRES DE LE VALADOS OUSITANOS :
TRAPPA : 09 OTTOBRE 2005
La Trappa è un convento sulla cresta del Montebracco raggiungibilissimo in auto con ottima strada asfaltata e da dove si gode una vista stupefacente sul MonViso e sulla pianura piemontese.Per raggiungere il posto occorre andare a Barge e poi in direzione per la Colletta (verso Paesana) per circa 2 km e poi si vede sulla sinistra l'insegna per la Trappa (altri 6 km e si è arrivati).
- PROGRAMMA -
- si può raggiungere il posto a piedi attraverso sentieri (vedi altro programma in allegato)
h.11,00 Ostu (oppure Messa!)
h. 12,00 Polenta e salsiccia gratis per ogni suonatore
h. 15.00 (ma anche prima di pranzo!!!) fino a notte fonda festa ad libitum ( RESCOUNTRE DE LI SOUNAIRES DE LE VALADOS OUSITANOS)
L'idea di quest'anno è di fare un incontro con tutti i suonatori di musica popolare ed Occitana, provenienti dalle diverse vallate e suonare tutti insieme, cosa che si vede molto raramente se non solo al Chanto Viol, in più con l'occasione di una festa già avviata ed in un posto che è semplicemente stupendo.
In caso di maltempo è disponibile un'area coperta.
Prenotazioni entro venerdì 07/10 …non tanto per l’iscrizione ma per la polenta!!!
Arveire!
X info e prenotazione : loubram@libero.it www.loubram.it
[ #
23/09/2005 13:11:01 ]
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Angelica,Franci,Iolà,Vale
di Guardia P.se ha scritto:
Heilà è da tanto che non scriviamo sul vostro sito...innanzitutto come va lì?Qui tutto bene...anche se quest'estate(in particolare la sett.occitana)è stata molto noiosa...senza di voi,la vostra musica e allegria(non siamo solo noi a dirlo ma TUTTA Guardia!!!)!Cmq ci tenevamo a dirvi che a tutte le falsità dette sul vostro conto noi non abbiamo creduto...Vi aspettiamo al più presto giù da noi per dimostare(anche se non ce n'è bisogno!)chi siete e quanto valete!e poi naturalmente speriamo di vederci su!!!Un bacio a tutti
[ #
16/09/2005 18:11:26 ]
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bif
ha scritto:
kaixo lagunak!
è stato un piacere incontrarvi
agur
EGIN
[ #
12/09/2005 13:36:41 ]
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lapioggianon bagnailnostroamorequandoilcieloèblù
di becetto ha scritto:
il concerto di domani si terrà con ogni condizione di tempo. il caso di pioggia, tornado, monsone, neve ecc. al piano interrato della'Albergo Ristorante Becetto dei Pettinotti.
Internenite numerose e (se piove ma anke se nn piove) bagnate!
[ #
06/09/2005 18:46:13 ]
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Nanni
ha scritto:
Gentile pubblico!
Accorrete numerosi e soprattutto numerose all'evento musical-popolare dell'anno: concerto dei CM nella patria del Chanto Viol!!!
Così un giorno potrete raccontarlo ai vostri nipoti ed ai nipoti di tutte le vostre amanti e dire: "Io c'ero!"
[ #
04/09/2005 20:05:06 ]
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forzaunpò
di besé ha scritto:
ANCHE SE IN SETTIMANA PROPRIO NON POTETE MANCARE MERCOLEDI' 7 AL BESE'!!!
ORE 21 FALO'
ORE 21,30 CONCERTO
La C.G.I.L. sezione Valli d'Oc informa che avete diritto a 23 gg di ferie e numerosi permessi non retribuiti. I C.M. vi ricordano che in ogni caso potete sempre ricorrere ai seguenti espedienti per non tribulare giovedì e non perdervi il concerto evento dell'anno:
1) scappare verso le 23,30 verso casa (tanto iniziamo presto)
2) scappare verso le 00,30 verso casa (tanto fate bollare la cartolina ad un collega e nessuno se ne accorge)
3) scappare verso le 01,30 verso casa (tanto esiste la mutua e vi sentite già qualche dolorino)
4) concedervi una festa come Dio comanda una volta ogni tanto (almeno una alla settimana ma fate poi media col periodo di Quaresima)
5) invitare il datore di lavoro al Besè così si inciucca a dovere, si fa qualche tipa, si picchia con qualcuno (se non c'è nessun morto mica è una bella festa...) e l'indomani non va a lavorare neppure lui e in più potete sempre ricattarlo con la moglie/morosa
6) fare festa cantando, bevendo, baccagliando le tipe e quant'altro vi viene in mente fino a mattina e poi dire che in Val Varaita ha nevicato e la protezione civile di S.Peyre ha chiuso la strada (avete presente quei signori in giubbotto arancione a lu cianto viol? più che credibile, no?!?)
7) perdervi il concerto e passare il giovedì a lavorare, con noi che vi mandiamo email contenenti la cronaca del concerto più bello dell'anno e in allegato, in MP3, la versione di Stefano Protto di "lunedì dei parrucchieri".
[ #
30/08/2005 20:34:14 ]
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c.m. risposte in linea
ha scritto:
falò ore 21 circa.
concerto ore 21,30 circa.
ristorante albergo becetto 0175.977.120
[ #
30/08/2005 19:34:55 ]
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[ 2269 messaggi sul diario - pag 123 di 227 ]
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domanda: Dove si terrà il vostro prossimo concerto ??
risposta: Non preoccuparti, al momento non lo sappiamo neanche noi !
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