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PA BEI MA BEN PIAI ...
Vetrina umoristica dei suonatori componenti il gruppo aperto CM

JUSPOT  

L’anima dei C. M., il Redattore Capo, il vice capo delle feste ovvero Juspot d’La Guizola.

Il compito attribuito al povero scrittore di turno di questa ormai gloriosa rubrica questa volta si presenta più arduo che mai in quanto, dopo accurate ed attente descrizioni di Luca, Nicola d'Arvel e Massimo detto Dao, stavolta è giunta l'ora di parlare di colui che rappresenta il vero pilastro portante del glorioso gruppo Charé Moulâ.
Siamo certi che senza ombra di dubbio avrete capito che ci stiamo riferendo al nostro grande (in senso metaforico ma non solo…) suonatore di semitoun denominato Juspot.
Il vero nome di battesimo corrisponde a Matteo, anche se il nome di battaglia Juspot è certamente più diffuso, al punto che basta pronunciarlo davanti al bancone in ogni osteria dislocata in Val Po, Pellice, Varaita, Maira, che immediatamente l'oste di turno verserà un abbondante dose di Pastis (ops… scusa Juspot… volevo dire Ricard!!!) senza che tale operazione sia minimamente richiesta.
Nel reperire il soprannome "Juspot" i soliti bene informati hanno riferito che gli fu affibbiato dagli avventori dell'ostu d'la bela mëndìa ispiratisi ad un suonatore paesanese di altri tempi, tale "Per Juspot", noto per la propria approfondita conoscenza di ben 3 pezzi: il primo quasi uguale al terzo ed il secondo praticamente molto simile al primo (sono leggendari i suonatori tradizionali di Paesana, tra questi anche Ché d'le Ramai - pare parente alla lontana di tale Che Guevara, al quale qualcuno dice si vantasse di aver confezionato un coltello che fu poi utilizzato durante la guerriglia in diversi paesi sudamericani - o tale Bep Jors il quale, pur famoso per essere un buon suonatore, lo era di più per l'abitudine di esporre, durante le serate negli "stabi", altro strumento, più intimo, fuori dai pantaloni e ritirarlo solo a suonata finita, dopo l'applauso del pubblico intervenuto. Ci teniamo comunque a sottolineare, per tranquillizzare i benpensanti, che tale scena non si è mai verificata con il nostro Juspot).
Juspot è uno dei fondatori storici del gruppo Charé Moulâ, essendo uno dei tre suonatori (insieme a Nanni e Marco d'en Croues) che nei primi mesi del 1998 si trovavano spesso alla sera in una soffitta della frazione Ghisola di Paesana, dando vita a quello che poi sarebbe diventata la Chare Moulâ Big Band.
Sul palco egli rappresenta come nessun altro lo spirito del suonatore popolare di montagna: sotto l'immancabile maglione di lana egli indossa sempre magliette con scritte e/o disegni più o meno provocatori, pantaloni invernali anche durante i concerti al mare a ferragosto, ed un immancabile paio di scarponi di cuoio, del peso approssimativo di kg 3,25 ciascuno, anch'essi indossati sia che si tratti di concerto per il presepio vivente sulla neve, sia sul litorale calabrese a passeggio sotto il sole caliente del pomeriggio. La sua espressione durante i concerti è spesso torva ed agguerrita, e non riuscendo ad esprimere concetti nel momento dell'esecuzione dei pezzi, egli tenta di comunicare con occhiatacce nei confronti di Nanni e di Ricou, ottenendo però scarsi risultati.
Al momento non è facile stabilire quale sia la sua dimora, in quanto, di fronte ad una residenza anagrafica presso il comune di Paesana, egli vanta un numero elevatissimo di presenze (sia notturne che diurne) nella graziosa località denominata Chianale, al punto ad essere considerato ormai dagli abitanti del luogo come un vero e proprio chianalese acquisito. Si narra addirittura che presso il comune di Pontechianale sia giacente una pratica che riguarda il Juspot, in cui viene espressa la richiesta di attribuirgli niente meno che la cittadinanza onoraria a Chianale. Sembra però che la pratica sia stata fortemente insabbiata da alcuni elementi del posto, preoccupati per la forte concorrenza che il Juspot potrebbe portare loro in termini di corteggiamento delle già poche esponenti femminili ivi residenti tutto l'anno… Egli è considerato infatti un portatore di grande, anzi, immenso fascino nei confronti dell'universo femminile, in quanto ogni fanciulla incontrata non può che essere affascinata dai modi rudi e duri ma sempre sinceri del nostro eroe. Egli vanta infatti conquiste (vere o presunte) in ogni valle ed in ogni porto, avendo lasciato dietro di sé un gran numero di cuori infranti, appartenenti a fanciulle di età variabile tra 14 e 45 anni (non è vero, al massimo 28 ndr sicuro di quel che dice…), sedotte ed abbandonate (mah…) nel peregrinare dei CM tra gli ostu occitani e non solo. Tuttavia alcuni bene informati, pur confermando le numerose conquiste, mettono in dubbio che, alla fine, i cuori infranti siano poi sempre quelli delle pulzelle (soprattutto di quelle più giovani, spesso da lui valutate, più o meno giustamente, ingenue, cui tende ad affezionarsi in maniera morbosa)
Il Juspot rappresenta certamente il Charé Moulâ più appassionato di canto tradizionale spontaneo, peccato che il canto ed i cantori non lo siano altrettanto di lui… E' solito aggregarsi immediatamente a chi canta in ogni fumosa osteria esistente, portando un contributo di innegabile spessore, ma dai risultati piuttosto variabili: all'inizio si tratta di voce quasi intonata e di dizione chiara, tendente al basso ma la situazione muta secondo il numero di Pastis (ops… Ricard! Scusa Juspot, me desmentiou tute le vire!!!) ingeriti:
- dopo 3 pastis il canto diventa melodioso ed il volume aumenta ed ogni tanto va da primo centrando abbastanza le tonalità tra lo stupore generale;
- dopo 5 pastis il canto diventa meno armonioso, in quanto il Juspot è solito cantare almeno due toni e mezzo sotto (o sopra) la tonalità al momento utilizzata dagli altri cantori. Di ciò il nostro eroe si accorge abbastanza prontamente e cerca di prendere provvedimenti, spesso con successo, va quasi sempre da primo;
- dopo 8 pastis il volume è massimo, ed i toni di differenza diventano almeno 4. Juspot però non se ne accorge più e va avanti deciso sulla sua strada, convinto di essere perfettamente al passo con i compagni cantori, sempre esclusivamente da primo fin quando non ci arriva più e lascia l'incombenza a Ricou che incredibilmente si accolla una canzone a tonalità solitamente assurda e la porta a termine con il 63% delle probabilità ed un numero notevole di Madonne scendono dal cielo;
- dopo 12 pastis la situazione evolve ulteriormente: il volume cala in quanto le corde vocali non danno più sostegno, e la tonalità diventa variabile e non definibile, il canto di tipo modale.
Per una migliore descrizione di Juspot è necessario ora fare ricorso a qualche illustrazione fornitaci dal grande Ricou, uomo dallo scatto (fotografico) facile e pronto. Vediamo quindi in Figura 1 in alto a sx Juspot intento nell'attività di spietato corteggiatore e tenero amico nei confronti di una povera ed ignara fanciulla (minorenne e sorella di un altro suonatore); La figura 2 mostra (in alto a dx) mostra invece Juspot che svolge la sua opera di pilastro morale ma soprattutto fisico ad un suonatore locale conosciuto in Calabria, il quale in una sera della scorsa estate gradì particolarmente il pastis da noi esportato in terra calabrese; Ecco invece (qui di fianco a sx) come appariva il nostro eroe dopo una lunga giornata di peregrinazioni tra le case di Chianale, nell'edizione dalla Festo De Li Loup del 2003…
La sua vettura, le cui dimensioni sono proporzionate alla sua mole, contiene ogni tipo di oggetto, animato e non: pacchetti di sigarette, strumenti musicai, cavi elettrici, parti dell'impianto di amplificazione dati per smarriti diversi mesi prima, bottiglie di grappa mezze vuote (o mezze piene, dipende dai punti di vista…), scartoffie di ogni tipo, accendini, attrezzi di lavoro tra i quali una motosega e cartellonistica da cantiere (ci si chiede a cosa gli serva se in cantiere non lo vedono mai…), indumenti vari (non solo suoi…) che possono bastare per almeno una settimana, manifesti politici, estremisti e/o rivendicativi, sci da alpinismo (ma questo solo da settembre ad aprile, ndr), scarponi da montagna, costume da bagno (sempre: non si sa mai…), Rondò (il suo cane, il cui carattere è molto simile a quello del padrone), elastici colorati e "fiurajà" per capelli (trofei delle sue conquiste, di cui vanta una notevole collezione), cibarie varie in stato di conservazione sospetto. Prima di salire in macchina i più preferiscono comunque fare il richiamo dell'antitetanica .
Il contributo che Juspot porta ai Charé Moulâ è notevole non solo dal punto di vista musicale, di immagine, di consumo di Pastis, ma anche per quanto riguarda la logistica, gli aspetti pratici e la stesura dell'organo ufficiale di stampa, a cui egli si dedica anima e corpo anche sacrificando preziose ore di lavoro, per la gioia di Ricou, suo socio. Dobbiamo dare atto infatti della sua grande fantasia nello scrivere e delle sue notevoli capacità letterarie, ricordando alcuni strepitosi passaggi anche sul diario del sito CM, sia in versione burlona (vedasi la tenzone poetica tenutasi con Nanni nell'estate 2002) sia in versione seriosa.
Juspot è conosciuto nel mondo popolar-occitano anche per alcune sue manie:
- beve solo Ricard, la domenica ed a volte il lunedì, corretto con qualche goccia di Novalgina;
- prende il caffè solo se è corretto con grappa;
- non viaggia in aereo, a costo di farsi, anche da solo, viaggi interminabili in treno;
- non resiste più di 3 giorni senza stare almeno 4 ore a Chianale;
- porta con se sempre un K-way ma solo quando non piove;
Dal carattere fondamentalmente buono è famoso per la propria (a volte eccessiva) sincerità e schiettezza, soprattutto quando beve una volta di troppo. Lato oscuro del suo carattere sono le leggendarie sfuriate, durante le quali va in escandescenze, spesso per futili motivi che appaiono importanti solo a lui. In questo caso l'unica difesa per evitare di essere investiti da improperi a volte incomprensibili (come il celebre "nizzardo di merda" rivolto a Nanni nell'estate del 2003), oggetti volanti e corpi contundenti è la fuga o lo sguardo severo di Ricou. Il problema più grave in questi casi è soprattutto non riportare danni permanenti all'udito, pare che il volume della sua voce sia in tale frangente paragonabile a quello della curva Maratona durante un derby (si dice infatti che, da quando si è dato anima e corpo alla musica popolare, il Toro sia finito in serie B più sovente del solito e con un pubblico insolitamente silenzioso…). Il momento più temibile è prima dei concerti, quando perde più sovente del solito i seguenti oggetti: chiavi (mazzo da kg 20); occhiali di diverso tipo, forma e colore; telefonini vari; portafoglio (tanto è vuoto), scaletta e testi (che aveva passato la notte a scrivere) ma soprattutto la pazienza. Dopo i concerti invece tende a perdere nell'ordine: morosa, senso della misura, equilibrio.
Per completarne la descrizione, è necessario sottolineare che Juspot rappresenta la vera anima dei Charé Moulâ, e più di ogni altra persona è indispensabile affinché ogni concerto diventi una festa, ogni festa diventi un concerto, ogni viaggio diventi una avventura, ogni idea pazza diventi una proposta concreta, ogni canzone urlata su un palco o in una osteria diventi qualcosa in più di una canzone. (bella questa, grazie amici N.d.R.)

Nelle foto di questa pagina: 1 espressione truce e torva tipica della suonata impegnativa di Juspot; 2 con uno dei suoi numerosi amici da osteria; 3 nell'atto di incasinarsi la vita con una delle "ingenue fanciulle".

Vi starete chiedendo: << ma dove sono tutte le foto che aevte citato ?? >> tranquilli, arriveranno; per il momento potete trovare l'articolo completo di foto sul numero 16 de "lou journal d'la parpaiolo". Se non sapete dove prenderlo mandateci una i-meil.


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